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IL CARUSO DEI TROMBONI D’ITALIA
Nel secondo appuntamento de l’Almanacco del Bandista abbiamo deciso di narrarvi di Pietro Colantonio che, a detta di molti, è stato uno dei più grandi musicisti della storia casalanguidese. Molte delle informazioni raccolte ci sono state date dal nipote Pietro, figlio di Natalino, di cui non solo condivide il nome ma anche la passione per la musica. Questi aneddoti sono stati tramandati in via orale tramite i ricordi di chi aveva conosciuto suo nonno, e la cosa che ci stupisce è che il carisma musicale è rimasto impresso nelle memorie per anni.
Pietro Colantonio nacque a Casalanguida il 7 Gennaio 1882 da Nobile e da Cleonice D’Angelo, originaria di Bomba.
Il futuro Bandista crebbe in Via del Popolo, all’insegna della semplicità e dell’amore per la musica.
Nel 1910, i genitori e alcuni fratelli, emigrarono verso l’Argentina, ma Pietro, nonostante l’affetto per la famiglia, decise di restare a Casalanguida per amore del suo paese e per la Banda, in cui mise l’anima. Durante il primo conflitto mondiale (1915-
La passione per la musica è passata di padre in figlio, tant’è che anche i suoi nipoti, l’omonimo Pietro e i fratelli, si nutrono di essa. Il nipote, con orgoglio e un velo di commozione nella voce, ci dice che, da giovane, suonava nella Banda paesana, e Nino Forchetti gli diceva “Se ti impegni potresti diventare come tuo nonno, non hai idea di che gigante della musica era”. A quanto ci racconta, da ragazzo, in molti gli narravano del virtuosismo musicale del nonno. Durante l’inverno, quando la Banda era a riposo, il nostro Pietro Colantonio era solito esercitarsi quotidianamente con il trombone. Angelo D’Annunzio, “il poeta delle api”, suocero di Nicola Di Croce (medico condotto e poeta a cui è intitolata una piazza di Casalanguida) smetteva di operare con i suoi favi per ascoltare il suono del trombone, mentre altri casalanguidesi si raggruppavano e lo ascoltavano di nascosto dal primo ponticello verso Policorvo, mentre le note piene si diffondevano nell’aria. Pare fosse così stimato che addirittura don Antonio, proprietario di Palazzo Procaccini, (attuale sede della Casa Comunale) riveriva la nuora Maria (moglie di Natalino e madre di Pietro, il nipote). Maria un po' divertita e un po' incuriosita gli chiese perché si togliesse il cappello ad ogni incontro occasionale, e lui rispose che lei era "la nuora del Professore". Pietro Colantonio era ed è tutt’ora noto per essere il “Caruso dei tromboni d'Italia”, definizione che trovò origine da un’intervista fatta ad Angelo Basilico D’Annunzio da una radio della Rai intorno agli anni ’70, in cui il maestro lo definì così perché il suo trombone aveva un suono così viscerale da essere associato al canto di un tenore. Anche il nostro maestro Rodosi D’Annunzio ci racconta che durante gli anni ‘70, quando girava con la Banda nel sud Italia, in molti ricordavano ancora il possente assolo del Caruso a oltre venti anni dalla morte. Sempre Rodosi ci dice che si racconta che Pietro durante un acuto, vedendo che la fiamma del lume a olio sul palco si stava spegnendo, la controllo' e ravvivo' con il suono dello strumento. Altre piccole chicche ci vengono narrate dal loquace nipote che, in gioventù, aveva sempre sentito parlare con onore del nonno. Sempre nel corso degli anni ‘70, in quel di Castellaneta (provincia di Taranto) il nipote Pietro, che suonava in un gruppo chiamato “Starmen”, venne avvicinato da un anziano signore con il bastone che raccontò di un grande bandista di Casalanguida che suonava il flicorno tenore. O in quel di Agnone per un concerto serale, quando tutti cercavano il nostro Caruso e lo trovarono in una cantina (il bar di una volta). Angelo Basilico D’Annunzio, convinto che avesse bevuto un po’, gli chiese se se la sentisse di suonare e Pietro Colantonio replicò :”Tu tieni il tempo, che al resto ci penso io”, e fu una delle sue migliori esibizioni. Un'altra testimonianza ci giunge da Arduino, il più longevo degli attuali bandisti, che ebbe la fortuna di suonare con il Professore. Ci ha raccontato che quando suonava, il suono del trombone era talmente intenso che sembrava prendere vita ad ogni nota.
Il “Caruso dei Tromboni” morì il 17 Aprile 1945. Sulla sua tomba, situata al cimitero di Casalanguida, sono incise tali parole:
“Qui riposano le ossa del Professore Colantonio Pietro. N. 7/1/1882 M. 17/4/1945 La moglie e i figli deposero.”
A cura di Lisa Pomilio, Rosalia Di Risio, Rodolfo D'Annunzio